Claudio Baglioni, architetto ad honorem a Verona
In questi giorni è avvenuta l’iscrizione dell’Architetto Claudio Baglioni all’Elenco d’Onore dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona.
Nel leggere la motivazione, il presidente Matteo Faustini ha dichiarato “si è parlato di architettura e del connubio perfetto che l’architetto Baglioni ha saputo fare nell’assoluto rispetto e valorizzazione del monumento principale di Verona, l’Arena, progettando un palco centrale e disponendo gli spettatori attorno alla struttura, a 360°”
“L’Ordine ha individuato in questo ‘spostamento spaziale’ – ha aggiunto, tra l’altro – la volontà da parte del progettista/artista Claudio Baglioni di recuperare li valore identitario di detto luogo, quello di anti-teatro, mettendo in atto un cambiamento dal quale d’ora in avanti non si potrà prescindere. Si sottolinea che la figura dell’Architetto ha bisogno, tanto più nella contemporaneità, di recuperare un ruolo sociale ed educativo alla bellezza, quale mestiere atto a produrre cultura, assumendosi la responsabilità di compiere scelte e porre in atto li cambiamento. In considerazione di quanto premesso, il progetto dell’architetto Baglioni e la sua realizzazione si inseriscono in una buona pratica che va a mettere in atto quanto sopra evidenziato e a portare valore e ricchezza alla città di Verona”.
“Sono contento di essere a Verona in una veste assolutamente diversa, in un’occasione che non mi sarei mai aspettato: sono un architetto ‘credente, ma non praticante’, mi sono laureato 20 anni fa, da studente-lavoratore, perchè mia madre voleva che suo figlio comunque facesse un mestiere vero – ha scherzato il cantautore nel ricevere il ‘timbro’ per il suo operato, alla presenza tra gli altri del sottosegretario alla Cultura Gian Marco Mazzi – Tra musica e architettura ci sono molto punti in comune, la musica è architettura senza edificio perché prevede gli stessi passaggi. Molti termini infatti si assomigliano, tra la strofa e il ritornello noi mettiamo un ponte. Da ragazzino pensavo che l’architetto fosse un supereroe che saliva sui tetti e lanciava dei dardi luminosi infuocati così la gente poteva vedere quanta bellezza c’è al mondo. Credo sia un mestiere sottovalutato”
A proposito, poi, del legame con l’Arena di Verona, dove nel 2018 portò il palco al centro del teatro, “la prima volta che ci entrai ebbi subito la sensazione che il posto fosse in qualche modo tradito, tante gradinate vuote. E sarebbe diventata un po’ un’ossessione, e dopo 50 anni nacque quest’idea di posizionare il palco al centro”.
Intanto, il cantautore si prepara a rappresentare all’Arena ”AtuttoCuoreplus ultra” (19 – 28 settembre), il capitolo conclusivo, in edizione speciale, dell’opera-show visionaria che rappresenta l’annunciato congedo con il suo pubblico.
Un connubio, nato cinquant’anni fa, che si radica nella storia di una città – simbolo dell’amore romantico di tutti i tempi – e che accoglie l’evento outdoor dell’artista.
Energia e passione si fondono per creare l’armonia perfetta tra musica, canto, danza, spazio, suono, performance, costumi, movimenti scenici, giochi di luce e immagini tridimensionali.
“Sono felice di riuscire a chiudere questa esperienza di cantautore e di architetto con questi otto concerti all’Arena di Verona – ha concluso il cantautore – il luogo che forse mi ha iniziato davvero a questa carriera nel 1975, in cui sono entrato un po’ con la stessa sensazione che avevano i guerrieri che entravano nell’anfiteatro”.