Mahmood parla dell’incendio al suo appartamento: “Ho visto la fine”
Mahmood nel corso di un’intervista a Vanity Fair si è raccontato, ad iniziare dalla sua infanzia di cui non parla molto. Si è definito un bambino “fantasioso e solitario. Avevo occupato lo sgabuzzino di casa e ci avevo creato una città con un nome, Podilandia, frutto della crasi tra Pokémon e Digimon. Ero figlio unico e mi piaceva stare da solo”. A scuola le maestre ne parlavano come uno studente bravo ed educato, ma “a volte è distratto e si perde tra le nuvole”. E Mahmood è d’accordo: “Già da bambino mi partiva la testa e mi dissociavo totalmente per perdermi in fantasie tutte mie”.
Da ragazzo a suo dire non era il sex symbol che è oggi: “Se penso a quel ragazzino, adesso in realtà lo vedo come uno che se ne sbatteva di quello che pensavano gli altri. Forse quel ragazzino era più libero e sicuro di chi sono oggi. Mi ricordo di un paio di pantaloni di velluto marrone, quasi color oro, che mi mettevo contro il parere di mia madre. Piacevano a me, quindi dovevano piacere a tutti”.
Già da giovane, però, nella sua testa c’era la musica: “Il primo corso di musica a cui mi sono iscritto era di fianco alla piscina che ho frequentato per dodici anni, al Forum di Assago di Milano. Mi fa sorridere pensare che ci tornerò quest’autunno per un grande concerto tutto mio. Ho passato più tempo sui mezzi, autobus e metropolitane, per raggiungere le lezioni di musica che alle lezioni stesse. Ma è stata un’educazione fondamentale”. Fondamentale come la mamma: “A mia madre non smetterò mai di dire grazie. Anche quando è diretta come solo lei sa fare, tipo dopo un recente concerto in cui magari non avevo cantato benissimo e lei è arrivata serafica e mi ha detto: ‘Magari la prossima volta ti impegni di più!’”.
Altrettanto lo sono i suoi amici, una sorta di seconda famiglia che lo accompagna ovunque e a qualunque ora: “Siamo un po’ bizzarri, è vero. E sì, questa idea di famiglia, di clan mi piace. Tutto è iniziato quando mi sono trasferito nella mia prima casa, quella che poi purtroppo è bruciata. Per riunirsi, per comunicare, il clan utilizza le chat. Ce n’è una che si chiama Anna Tatangelo: è nata perché spesso quando ci troviamo facciamo karaoke e le canzoni di Anna sono le preferite di molti di noi. Cantiamo, giochiamo a Uno, si cazzeggia, si parla. Come fai a vivere senza amici, senza persone di cui ti puoi fidare? A me piace stare da solo e mi piace anche evadere, viaggiare, conoscere altro. Ma ho bisogno di qualcosa di grande, di vero a cui tornare”.
Poi è arrivato il tempo di parlare di momenti, il peggiore e il migliore che abbia mai vissuto. “Il peggiore quando è bruciato il mio appartamento. Ho provato che cosa significa la fine, vedere qualcosa che ti viene portato via. È stato terrificante e insieme illuminante, perché mi ha fatto capire che mi piace fare tabula rasa, ripartire da zero. Ogni volta. Azzerare tutto e ripartire può essere liberatorio. Il momento più bello è più difficile. Posso dirle che qualche settimana fa sono stato allo stadio a Roma con mia madre: io e lei siamo le persone più lontane dal calcio eppure ci siamo divertiti tantissimo. Ero felice. Anche se abbiamo portato un po’ male alla Roma che ha perso”.
Ovviamente si è parlato anche di canzoni, che ha ammesso di scrivere “dappertutto”. “Prima sui mezzi di trasporto a Milano, ora negli aeroporti. Con le persone che mi seguono, ogni tanto ci ritroviamo, che ne so, all’aeroporto del Lussemburgo a registrare un ritornello o un beat con lo smartphone e poi ad assemblare tutti i pezzi che abbiamo raccolto lungo i viaggi e i tour. ‘Soldi’ nacque durante una lezione di crossfit: andavo ad allenarmi con mia zia che lavorava in un bar di Bisceglie, a Milano, e mia cugina. A un certo punto, durante un sollevamento pesi, parte una canzone di Madonna e a me viene un’illuminazione. Mollo il manubrio, corro nello spogliatoio, prendo il cellulare e registro un vocale. Mi succede sempre così”.
E infine si torna a parlare del Forum di Assago, alla ricerca di qualche spoiler: “Prima c’era un lasso di tempo, dopo un disco, in cui non scrivevo nulla. Oggi, invece, mi sto già focalizzando su cose nuove. Lo spettacolo del Forum sarà un po’ dark. Mi fa strano pensarci, non tanto per il sold out delle date, quanto per la chiusura del cerchio: al Forum ho iniziato da bambino nuotando nelle piscine che ci sono accanto agli spalti e sognando la musica con le prime lezioni senza nemmeno sapere perché andavo a quelle lezioni né dove mi avrebbero portato. Forse bisogna sempre fare così nella vita”.